Contatti
(+39)3384149595
Infinita Poesia Cunto per Vìctor Jara
Víctor metteva al primo posto la libertà, l’amore smisurato e concreto per i più deboli. Veniva dalla fame e dalla povertà, per questo la gente del popolo lo sentiva come uno di loro, aveva un senso di familiarità con gli abitanti delle periferie del Cile che raramente si può trovare in un artista così famoso. Trascorreva molto tempo ad ascoltare le loro storie: storie di rivolte, di fame, di povertà, di voglia di riscatto, storie di minatori, contadini, lavoratori, da cui nascevano testi poetici.
Questo spettacolo è un racconto crudo, diretto, dolce, straziante, poetico, scomposto, non lineare; il cunto e la poesia si intrecciano, si fondono; la voce del cantante irrompe sulla scena e la storia dialoga con quelle parole, guardando sé stessa allo specchio, guardando negli occhi noi abitanti del terzo millennio
con Alessio Di Modica
Favola Industriale Blues
con Alessio Di Modica
Raccontiamo di come l’umanità negli ultimi cento anni ha scelto la strada del petrolio nella sua la promessa di falso progresso e il prezzo che ha dovuto pagare.
Come in un gioco narrativo si passa attraverso diversi stili: dalla favola in cui animali e oggetti prendono voce alla fiaba popolata da streghe e maghe, dall’epica all’orazione civile, dal comico alle leggende metropolitane, in un’unica voce che viene da lontano ma che attraversa i tempi di oggi con un linguaggio vivo: il cunto.
Il cunto è la lingua di questa favola amara di lavoro, sfruttamento, richiamo alle origini, come un blues dannato in cui a vendere l’anima al diavolo è un luogo: il mondo intero. E’ un urlo disperato che si attacca alla sua alchimia affabulatoria come unica possibilità di salvezza, la dolcezza struggente abbraccia la memoria, il passato non è un peso da portarsi dietro ma desiderio di futuro.
20ANNI
cronache di inizio millennio dal g 8 di Genova
con Alessio Di Modica
Una ballata metropolitana che utilizzando un linguaggio urbano attinge all’antica arte del Cunto; antico e contemporaneo si mischiano cercando una lingua universale che parli col suono più che col significato. È un racconto personale eppure collettivo allo stesso momento. E’ il punto di vista del cielo che guarda la folla colorata, i suoni, le danze, i canti, le speranze del mondo che si incontrano in un unico cammino. Poi di colpo, come in una brutta fiaba, tutto sale verso l’alto come il fumo nero dei lacrimogeni, le urla di paura, gli schizzi di sangue, la rabbia che spacca il petto, le fughe per le scalinate … e dopo ore ecco il fischio del treno che riparte per andar via lasciando un pezzo di ognuno li tra quelle strade, sotto quel cielo.
SOLE D'INVERNO
Storie di donne, lotte e arance
con Alessio Di Modica
Questa spettacolo è il racconto, il Cunto, di un piccolo paese che accoglie l’arancia come frutto e con la fatica dei suoi lavoratori (i raccoglitori) e delle sue lavoratrici (le agrumaie interne) diventa ricco e fiorente. Le lotte per i diritti delle donne sono la polpa di questa storia, una polpa rossa come la qualità di arancia che qui di fronte al vulcano si produce e anche rosso come il sangue delle lavoratrici, la cui storia viene spesso dimenticata o messa in secondo in piano. In particolar modo narriamo la vita di Graziella Vistrè, bagherese trasferita a Lentini, una persona straordinaria, forte e fragile, vera, dirigente sindacale e anticipatrice delle lotte per i diritti delle donne, una delle fondatrici dell’Unione delle donne (UDI) in Sicilia; nel racconto le due città si sovrappongono fino a diventare un’unica terra materna, una matria interiore per Graziella, un posto in cui donne e arance vivono un profondo legame di sorellanza.
OSSA
dal racconto popolare dell'osso che canta alla storia di Placido Rizzotto
CUNTI di e con Alessio Di Modica
Questo spettacolo racconta due storie di ossa.
La prima è la favola dell’osso che canta che è un classico dei racconti legati al mondo della pastorizia.In questo spettacolo Alessio Di Modica ne presenta una personale versione intrisa della simbologia isolana popolarepastorale. Ma questa favola somiglia tanto a una storia vera, alla storia di Placido Rizzotto sindacalista ammazzato dalla mafia e poi fatto sparire nel tentativo dei suoi assassini di occultare il corpo e far scordare l’uomo e l’operato fino a offuscarne il ricordo. Ma le sue ossa ritrovate in una foiba canteranno e riusciranno a far vincere la memoria sulla dimenticanza.
ETNA
storie popolari alle pendici del vulcano
Cunti di e con Alessio Di Modica
Un ciclo di racconti ispirati alla letteratura orale dei paesini alle pendici del Mongibello (antico nome dell'Etna) che narrano cosa vuol dire per uomini e donne vivere in questo luogo in cui per secoli il ventre della terra ha vomitato fuoco e leggende che son diventate rocce scure. Il nero deserto lavico, dove nulla di umano sopravvive, confina con la natura più selvaggia e variegata che nutre la gente di ricchezza e mistero. Di eruzione in eruzione la roccia si è alzata imponente sul mare azzurro dell'isola verso il cielo fino a ingoiarne le creature celesti.
Le vicende dei personaggi vengono narrate attraverso l'arte del Cunto siciliano, con fiato di fuoco e respiro di zolfo, in uno scenario lunare di pietre laviche, castagni e querce secolari all'ombra della "Muntagna" che decide, "brama rancura", si risveglia, distrugge, “ abbrucia ” e poi s'ammutolisce.
CUNTI DEL MARE
storie di pescatori siciliani
di e con Alessio Di Modica
Un racconto che racchiude le storie dei pescatori le storie dei pescatori di una delle marinerie più importanti della Sicilia: Augusta, sulla costa sud est. Le loro leggende, i loro miti, la loro formazione umana avveniva attraverso l’oralità.
Mediante un costante raccontare le vecchie generazioni trasmettevano alle nuove le tecniche, i segreti del mestiere e i codici culturali di una comunità che viveva un antico rapporto simbiotico con il mare, rapporto che il progresso selvaggio ha interrotto definitivamente. In questi tempi quelle tecniche artigianali , quella fatica immane nell’inseguire i pesci, tutti quei segreti del mestiere che si tramandavano di padre in figlio non sono utili ma da lì veniamo, di quel duro lavoro siamo i figli. Le parole di questo racconto sono onde che si increspano, s’alzano e si infrangono. Il cunto con il suo suono, il suo ritmo e il suo respiro richiama il suono del mare e consegna alla memoria un mondo che non c’è più e i cui ultimi testimoni sono sempre di meno.
Contatti
(+39)3384149595